Samuele Valerio

A Samuele Valerio sono legato perché a lui si associa un momento fondamentale del mio iter professionale quando nel 1992, dopo quasi sette anni come collaboratore in conservativa ed endodonzia presso altri studi, decisi che erano maturi i tempi per intraprendere un’attività in proprio. Questo presupponeva la necessità di ampliare le mie competenze, fatto di cui sentivo comunque l’esigenza, a cominciare dalla protesi fissa. Il suo corso iniziale di “full immersion” così come i successivi incontri sono stati essenziali nel darmi le basi fondamentali in questa specialità così ampia e complessa, capire l’importanza di mirare alla massima precisione per il successo funzionale ed estetico a lungo termine e recepire come poterla ottenere, valutare la scelta corretta fra vari tipi di restauro protesico. Accanto all’aspetto pratico, in quanto Samuele disponeva di un’esperienza ed un bagaglio culturale di altissimo livello, non posso dimenticare il lato umano. Nel suo modo di insegnare, dare consigli o rimproverare errori riusciva a trasmettere tutto il suo amore e la sua passione per questa professione e la sua dedizione al bene del paziente, valori che condivido e ho sempre cercato di onorare. Purtroppo nel 2008 a soli 62 anni Samuele ci ha lasciato creando un grande vuoto nel mondo dell’odontoiatria ma non solo.

Per chi volesse conoscere meglio questa figura così fuori dal comune, riporto dal GIORNALE DI BRESCIA dell’8 settembre 2008 il suo ricordo “SE N’È ANDATO AD APPENA 62 ANNI”

Centravanti di Falck e Imperia e pilota: addio a Samuele Valerio

Quando erano gli anni della spensieratezza aveva saputo mediare tra gli studi in medicina e lo sport, poi – quando è venuta le stagione delle cose importanti – ha dato il meglio di sé come odontoiatra e come professore a contratto di odontoiatria all’Università di Parma, esprimendo nel lavoro quello stesso perfezionismo che in giovinezza aveva saputo mettere nel calcio come centravanti e nell’automobilismo.

Samuele Valerio nel 1969 era stato campione italiano di Gruppo 1 classe 1300, vincendo il titolo all’ultima gara a Vallelunga con una macchina preparata dal veronese Sanetti; nel 1972 è secondo nel campionato italiano Gruppo 2 e l’anno dopo è di nuovo campione italiano, sempre con un’Abarth 850, con una macchina curata dal parmense Baistrocchi che Valerio aveva avvicinato nella città in cui poi si sarebbe laureato in medicina.

Erano gli anni di un automobilismo genuino, fatto di pochi sponsor e qualche disinteressato mecenate che si appassionava a questo o quel pilota, espressione di un dilettantismo che la domenica sera finiva e riprendeva quella dopo. Accadeva così che a qualcuno, più veloce di altri, talvolta il presidente della scuderia affidasse la macchina “buona”, come accadde nel 1972, quando a Valerio la scuderia Mirabella, per i cui colori aveva sempre corso, mise in mano una Chevron 2000 curata dal preparatore vicentino Trivellato. E Samuele anche quella volta non ha tradito la fiducia, arrivando quarto alla cronoscalata della Maddalena.

Aveva lo sport nel dna “Sam”, perché d’estate correva in macchina e d’inverno giocava a pallone: la formazione religiosa avviene all’Oratorio della Pace, dove aveva fatto anche parte del Collegium Tarsicii, quella calcistica alla Voluntas prima di diventare centravanti dell’Imperia e della Falck dove si guadagnò il soprannome di Hitchens.

C’è una frase dell’ex pilota scomparso ieri che si legge nella monografia edita per i 40 ani della Scuderia Mirabella, là dove dice: “Il più bel ricordo di quegli anni? Ne ho tanti: ma più di una vittoria o di una corsa, il piacere di stare insieme… per discutere e confrontarsi con chi aveva la tua stessa passione”. E qui c’è tutto il ragazzo che sapeva esprimere sentimenti importanti: amicizia, lealtà, ottimismo e generosità. Ieri il suo ultimo traguardo ad appena 62 anni.